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Pubblichiamo un Articolo tratto dal quotidiano Livornese "Il Tirreno":

LIVORNO. Perdersi tra laboratori, officine, aule, fabbricati zeppi di macchinari che hanno fatto la storia dell'industria e che sono tutt'ora
funzionanti. Scoprire una vera e propria cittadina dei mestieri di 22mila metri quadri, suddivisa in 13 fabbricati e una succursale (da settembre scorso) dislocata al professionale Orlando in piazza Due Giugno. Constatare che gli studenti di via Galilei non solo imparano un lavoro, non solo diventano bravi chimici, informatici, biologi, metalmeccanici ma acquisiscono pure una preparazione digitale che rende loro 4.0. E che prepara anche ad affrontare l'università.Curiosare in un presente fatto di studio, formazione continua e collegamento diretto col mondo delle aziende e un futuro dove si spera di riunire l'istituto, tutto, sotto lo stesso tetto. «È la rivincita dell'Iti, considerato che a livello nazionale gli istituti tecnici sono in calo mentre noi anche quest'anno siamo la seconda scuola della città con ben 415 nuove iscrizioni», l'orgoglio della dirigente Manuela Mariani è quello di una preside che, da quando è arrivata, ha subito cercato di valorizzare le specificità del suo istituto. E di mettere i giovani al centro. A partire dal restyling di aule, dalla "riscoperta" di manufatti-tesori di archeologia industriale che fanno la storia di quel "villaggio" inaugurato nel  1887 come scuola di arti e mestieri. Da un miglioramento generale anche dell'annoso problema dei pini e delle radici che causavano il dissesto dei viali interni. «Grazie alla Provincia di questo», puntualizza Mariani. Una tradizione di eccellenza, quindi, che ben si respira anche nella particolarissima galleria dei quadri raffiguranti quelli che sono stati, nella storia, i dirigenti dell'istituto.

LA CITTADELLA DEL LAVORO

Una popolazione scolastica di oltre 2100 persone, tra studenti, docenti e personale frequenta la cittadella del lavoro dell'Iti, con i suoi cinque indirizzi di elettronica e robotica, chimica e materiali, meccanica e meccatronica, elettrotecnica e domotica e informativa e telecomunicazioni. Si sceglie l'Iti perché allo studio accompagna opportunità di impiego reali. Questo il segreto del suo successo, a detta della dirigente e dei suoi collaboratori tra cui Maurizio Taddei (funzione strumentale sulla formazione dei docenti e membro della commissione sicurezza) e Claudio Florio (responsabile dell'ufficio tecnico). «La nostra formazione va nella direzione delineata anche dal presidente Mario Draghi: nel quinquennio che va dal 2019 al 2023 serviranno 3 milioni di diplomati tenici soprattutto nei due indirizzi ambientale e digitale. La nostra attenzione verso questi due ambiti è massima». Le più importanti aziende del territorio hanno rapporti con l'Iti. Da quest'anno si è attivato anche il comitato tecnico scientifico, c'è una convenzione con Confindustria. «Bisogna creare un'offerta formativa anche alternativa che combatta la dispersione scolastica, fenomeno che la pandemia ha accentuato». Lavoro vuol dire anche prendersi cura del verde dell'istituto. E creare un circuito virtuoso tra studio, ragazzi del comparto "biologo-ambientale" e ambiente che li circonda. «I ragazzi studieranno e si prenderanno cura degli alberi ripiantati dalla Provincia: si tratta di un progetto specifico virtuoso sulla manutenzione del verde all'interno dell'istituto».

RECUPERARE L'EDIFICIO 8

La seconda scuola della città merita attenzione. «È in corso un programma di manutenzioni serrato per il ripristino dell'istituto e dei suoi padiglioni tra tinteggiatura e lavori vari - riprende Mariani - Alcuni sono già stati fatti dalla Provincia come anche i servizi igienici e altri arriveranno». Con la dirigente si va in giro tra fabbricati, laboratori di chimica, officine meccaniche e aule. Sono spazi che raccontano quel legame stretto tra teoria e pratica che fa la differenza nel mondo del lavoro. E che pure dà gli strumenti per continuare con l'università. La scuola, però, da troppo tempo aspetta il ripristino dell'edificio 8 messo fuori uso da un incendio scoppiato nel 2012, che distrusse l'allora magazzino confinante Desio & Robè. Il problema saltò fuori anche nel 2016, il Tirreno lo raccontò. Ma niente è cambiato, purtroppo. «Da allora è rimasto così, con i problemi di sicurezza che aveva e che ha: è un peccato perché questo spazio, insieme all'ipotesi di recuperare l'edificio 1 occupato oggi dai ragazzi del Cecioni, potrebbe permetterci di riunire tutti i nostri studenti nella sede di via Galilei», specifica Mariani.

IL DESTINO DELL'EDIFICIO 1

Uno dei 13 fabbricati del perimetro Iti, l'edificio 1 appunto, da anni è frequentato dagli studenti del vicino liceo Cecioni, l'altro villaggio studentesco cittadino. Ne parla la dirigente Mariani: «Anche l'edificio 1, che al suo interno ha circa 8, 9 aule ed è frequentato dal Cecioni, ha bisogno di interventi di ripristino». Se andasse in porto, per settembre, l'ipotesi che il liceo possa contare sull'intera struttura del vicino geometri ecco che l'Iti potrebbe riappropriarsi di quel fabbricato. «Questa operazione, con i dovuti lavori di ripristino, ci permetterebbe di riunire tutti i nostri studenti qui in sede». E chiude: «Se la Provincia riuscisse a sistemare anche l'edificio 8 sarebbe la soluzione ottimale ai nostri problemi di spazio: diciamo che ad oggi senza i locali che ci hanno concesso all'Orlando non avremmo aule a sufficienza». Livorno ha un serio problema di edilizia scolastica almeno per quanto riguarda l'istruzione superiore. Da troppo tempo gli studenti livornesi si trovano infatti a fare i conti con spazi angusti, sedi distaccate improvvisate, laboratori superati, palestre e aule insufficienti. Di tutto questo il Tirreno ormai da quasi due settimana ne sta parlando con varie istituzioni cittadini, dagli istituti scolastici, al responsabile dell'Ufficio scolastico provinciale, alla stessa Provincia, ente proprietario delle scuole superiori. La nostra convinzione è che serva un nuovo piano di rilancio dell'edilizia scolastica.